Il tenore delle lezioni è più o meno lo stesso ogni giorno. Nelle tre-quattro ore di pratica giornaliera affrontiamo le diverse patologie in relazione ai disequilibri dei Dosha Vata, Pitta e Kapha e decidiamo di volta in volta come e cosa utilizzare per il trattamento.
Una delle lezioni più interessanti è senza dubbio quella sullo Shirodara e lo Shirovasti, le due pratiche principali per la cura dei disturbi mentali: l’insonnia, il mal di testa o paralisi, patologie che colpiscono prevalentemente la tipologia Vata.
Nello Shirovasti si prepara inizialmente l’olio che viene ottenuto con lo stesso criterio della bollitura e spremitura delle erbe e l’aggiunta di tutti gli ingredienti scelti in base alle caratteristiche ed al problema del paziente.
Così trattato, l’olio acquisterà le proprietà terapeutiche.
Passiamo quindi alla preparazione della pasta che servirà per chiudere l’enorme copricapo.
Mi ritrovo a lavorare la farina con le mani e mi sento proiettata a casa, in Sardegna, con i miei parenti tutti impegnati a fare i ravioli o le buonissime tagliatelle nostrane! Ho trovato nuovi parenti e il lavoro è altrettanto affascinante!
Il cappello, che può essere di cartone, plastica o pelle è già pronto, ma verrà sigillato ermeticamente dai rotolini di pasta che con la lavorazione acquista una consistenza collosa e da striscette di tela impregnate dello stesso materiale in modo che il contenuto non coli.
L’olio viene quindi versato lentamente e con cautela e viene tenuto per un certo tempo a contatto con la pelle, solitamente dai 15 ai 30 minuti, in modo da dare al liquido terapeutico la possibilità di svolgere il suo compito per osmosi.
Dopo il trattamento l’olio viene rimosso insieme all’ingombrante copricapo e il processo si conclude con un delicato massaggio alla testa.
Al paziente quindi viene suggerito di riposare per un certo tempo prima di riprendere le abituali attività.