Arrivare a Luang Prabang è ritrovare un altro piccolo pezzo di paradiso. Dopo la delusione di Vang Vieng avevo un pò paura di incappare in un altro luogo sul quale avevo nutrito troppe aspettattive. Respiro immediatamente un flusso diverso. Patrimonio Unesco dell’umanità l’intera cittadina è un’opera d’arte a cielo aperto e uno dei posti più magici del sud est asiatico, un mix di raffinata eleganza e antico fascino.
Collocata in una piccola penisola tra i fiumi Mekong e Nam khan, è davvero il gioiello del Laos. Mi colpisce immediatamente la bellezza delle costruzioni e la assoluta pulizia delle strade e delle case. Lo stile archittetonico è quello francese coloniale con contaminazioni orientali, semplice e raffinato, ricco di preziose rifiniture realizzate con un prezioso legno scuro, il teak, e le finestrelle decorate con colori pastello: deliziose. I templi in pietra, finemente decorati, sono tra i più sofisticati dell’intera Asia: sculture, dipinti e intarsi ne fanno delle opere d’arte dalla richezza straordinaria.
Arrivo durante il terzo giorno dei festeggiamenti dell’anno nuovo. Le celebrazioni con l’acqua e l’assordante musica dei giorni precedenti hanno lasciato spazio ad una pacifica e calma atmosfera, solo nel tempio principale ancora continuano i rituali della aspersione del budda con l’acqua profumata da parte dei cittadini arrivati da ogni parte del Laos.
La vibrazione attorno è quasi sonnolenta, placida; poche persone popolano le strade e tutte apparentemente super rilassate. Decisamente contribuisce il gran caldo e il fatto che le scuole siano ancora chiuse per le vacanze. Niente traffico forsennato a Luang Prabang, anche nell’ora di punta tutto avviene in maniera ordinata e silenziosa. Ancora una volta mi viene in mente il paragone con la mia amata India e questo mi fa fare un ulteriore confronto tra i temperamenti e le attittudini dei popoli.
I turisti vagano placidamente in sella alle loro bici; il centro è talmente piccolo che il mezzo a due ruote è ideale per scoprire le meraviglie attorno. I templi sono una delle più grandi attrazioni, in tutto il territorio sono circa 30, tutti simili ma con caratteristiche diverse che li rendono unici.
Il più grande e particolare è sul monte Phousi che si trova proprio al centro della cittadina. I miliardi di gradini per raggiungere la vetta (100 metri ) sono una bella sfida, ma il paesaggio attorno vale bene lo forzo. Decine di bellissime statue dei vari Buddha disseminate ovunque accompagnano la ripida salita. Sono ospitate da piccole grotte in mezzo ad una vegetazione incantevole. Che dire della visione che appare una volta sulla cima? Trecentosessanta gradi di una bellezza sconvolgente: i due fiumi che si incrociano su uno sfondo rigoglioso, lussureggiante e colorato. Il piccolo santuario sulla cima invita ad un’ultima riflessione, ma tutta la camminata meditativa ha sortito un meraviglioso effetto “nirvana” ai limiti dello stato onirico.
Rivitalizzata da questa energia purissima mi concentro questa volta sull’aspetto materiale e mi tuffo nella scelta di qualcosa di buono da mangiare: non ho che l’imbarazzo della scelta, i piccoli caffè e i ristoranti sono ovunque. Tutti graziosissimi, invitanti ed accoglienti, sistemati in piccoli balconcini pieni di verde. Anche il cosidetto “street food” è ottimo e facilmente fruibile nei mercati, nei banchetti , ovunque per le strade. La proposta alimentare è fortemente influenzata dall’indirizzo organico e bio. I laotiani sono decisamente avanti in questa direzione. Spesso mi stupisco delle loro scelte sostenibili e in linea con i più coscienziosi principi della bio-etica moderna.
La lezione di yoga mi aspetta di pomeriggio al centro Utòpia, un locale unico sulla riva del fiume; un luogo che offre un momento di pace per chiunque voglia leggere, scrivere, mangiare e bere, passare del tempo in solitudine o incontrare altri viaggiatori e sfidarli nelle interminabili partite dei vari giochi da tavolo. Una vista spettacolare su uno splendido tramonto accompagna l’esecuzione delle Asanas, mentre attorno i bambini giocano sul fiume ridendo e lasciandosi trasportare sui tubes dalla corrente. La vita locale attorno continua, niente può disturbare la fantastica atmosfera e la calma dello yoga aggiunge solo una valenza in più alla magica e rilassata atmosfera della meravigiosa location.
Anche la vista dei monaci vestiti di arancio ha un effetto pacificante su di me . Loro conducono la loro vita serenamente e perfettamente inseriti nel tessuto sociale tra gli abitanti, ma vederli e sentirne la presenza è anch’essa una meditazione continua. Tutte le mattine all’alba c’è il rituale della donazione del cibo, il Tac bat. La cerimonia è antichissima e loro sfilano silenziosamente per raccogliere le offerte dei fedeli. Purtroppo vengono a volte disturbati dai turisti indisciplinati che, con le macchine fotografiche e la loro presenza invadente trasformano l’importante momento in un baraccone folkloristico, innaturale ed artefatto.
Allo stato attuale l’unico vero rischio che corre Luang Prabang, come del resto l’intero Laos, è che non riesca a mantenere la naturale e antica bellezza a causa di uno sviluppo forsennato e incontrollabile.