MATRI MANDIR 1
La mattina mi sveglio di buon ora…… sono eccitata e curiosa all’idea di vedere finalmente il maestoso tempio . L’appuntamento e’ al Visitor center dove si svolgono tutte le formalita’ per accedere al mandir. Ci viene prima chiesto di assistere alla proiezione del filmato che mostra la nascIta del villaggio, a partire dal progetto sino alla realizzazione vera e propria. Quasi tutte le scene sono autentiche e originali e mi riportano agli anni 60, quando Aurobindo e Mere decidono di dare vita a quella che sarebbe diventata un’altra grande sfida della loro vita : quella di costruire un villaggio eco- sostenibile in tempi in cui ancora non esisteva una vera coscienza universale legata al rispetto della natura e si iniziava a parlare di quel genere di argomenti solo in ambienti ristretti ed elitari. Mere era una donna volitiva e illuminata e nonostante la morte del suo amato compagno, avvenuta nel………, nel 68 decide comunque di dare inizio ai lavori, appoggiata dai suoi numerosissimi seguaci. Durante il mio soggiorno ad Auroville , durato poco piu’ di un mese, parlo con diversi pionieri presenti gia’ da allora e protagonisti loro stessi della nascita del villaggio. Quasi tutti ormai settantenni , con le lacrime agli occhi ricordano i lontani tempi giovanili , eta’ piena di entusiamo ed energia. Molti di loro hanno messo su famiglia e attivita’e sono diventati Aurovilliani a tutti gli effetti ; altri sono andati via, sostituiti dai nuovi arrivati contagiati anche loro dal fascino del progetto e dalla febbre di cambiamento che ha reso possibile il piccolo miracolo. Per sottolineare lo spirito con il quale il villaggio e’ nato, in un clima di protezione assoluto, tutt’ oggi non esiste un vero cartello stradale che ne indica il punto di accesso : il giorno del mio arrivo , come ho raccontato in maniera piu’ dettagliata in un’altro articolo, sono stata letteralmente scaraventata fuori dal bus “ in the middle of nowhere”,( come direbbero i “soliti inglesi” ) cioe’ in un punto non definito della strada principale per Pondicherry, senza spiegazioni ne’ indicazioni. Nessuno mi aveva avvertito, pensavo di arrivare sana e salva sino al centro abitato e solo piu’ tardi ho capito che il punto di riferimento per l’ingresso erano i richshow parcheggiati al bordo della strada . Da li’ ci vogliono ancora 5 o 6 km per arrivare al Matri mandir. I guidatori ovviamente, come degli avvoltoi in attesa della preda, aspettano gli spaesati visitatori all’ ingresso per portarli al villaggio chiedendo cifre improponibili. Guardo dunque volentieri e con una certa emozione il filmato e alla fine veniamo tutti condotti con un piccolo mini van al Matri mandir. Anche qui si svolgono ancora un paio di formalita’ preliminai che hanno luogo solo il primo giorno. Da oggi in poi potro’ entrare senza problemi, previa la prenotazione per il giorno successivo. Nonostante il gran numero di visitatori, l’atmosfera e’ calma e rilassata ; il silenzio assoluto viene interrotto solo dal canto degli uccellini, numerosissimi negli alberi che fanno da cornice all’accogliente giardino “sala d’attesa’. Il gruppo viene radunato per ricevere le ultime informazioni e finalmente , in fila e con la severa raccomandazione al silenzio e al raccoglimento, viene condotto al grande banjan , punto dove ogni giorno si attende prima di ricevere il permesso di entrare al tempio. L’ albero e’ uno dei piu’ grandi della specie che io abbia mai visto. Dalle propaggini che cadono dai rami principali, inizialmente delle sottili liane che in seguito vengono inserite nel terreno , si sviluppano altri poderosi tronchi che trasformano il ceppo originario in una enorme cupola che da ospitalita’ a centinaia di uccellini e offre ombra e accoglienza a chi vuole continuare la meditazione una volta fuori dalla grande hall.
MATRI MANDIR 2
La maggior parte degli avventori indossa abiti bianchi o comunque qualcosa di molto semplice e avvolgente, sciarpe e turbanti, abiti larghi e tessuti naturali , il che crea un’atmosfera ancora piu’ mistica. Io gia’ in stato meditativo, aspetto pazientemente il momento che non tarda ad arrivare. In una ordinata fila silenziosa, ci apprestiamo ad entrare nella grande sfera, ma prima veniamo condotti in una sorta di piccolo laghetto a forma di fiore del loto,” the lotus pond “ appunto , in cui scorre incessantemente l’acqua verso il basso. Il movimento ipnotico ci fa entrare ancora di piu’ nello stato ideale per assorbire al meglio le vibrazioni elevatissime del luogo. Finalmente ci viene chiesto di alzarci e siamo condotti nella “pancia “del globo. Tutto e’ bianco e crema intorno. La moquette sul pavimento attuttisce i passi, non si sente il minimo rumore. Gli assistenti ci mostrano l’itinerario e, come in un film di fantascienza , procediamo su per un corridoio a forma di spirale per ritrovarci nella grande sala di meditazione con al centro la sfera di cristallo su cui ci si dovrebbe focalizzare. Mi viene da piangere senza un perche’ , il pathos e’ forte ,sono davvero emozionata. Tutto e’ molto intenso e speciale . I visitatori ordinatamente prendono posto nei cuscini sistemati per terra e quelli che non possono permettersi la posizione con le gambe incrociate vengono forniti di una normalissima sedia. Tutti devono stare a proprio agio. Unica cosa che non e’ concessa e’ il rumore. Nell’anteprima eravamo stati avvertiti che anche la tosse o la raucedine rappresentava un impedimento ; li per li trovo la cosa un po’ poco sensibile, ma ora capisco il perche’. Il silenzio e’ talmente assoluto che riesco a percepire il respiro e il deglutire dei miei vicini ; anche uno starnuto o un colpo di tosse riverbera nell’ambiente ovattato fino ad amplificarsi all’ennesima potenza e creare un obbiettivo fastidio per chiunque. Mi sento leggera, fisso la palla e mi perdo nei cambiamenti di luce che avvengono sulla sua superficie. In seguito capiro’ che e’ collegata all’ambiente esterno attraverso un complesso meccanismo di lenti e segnala ogni nuvola e perturbazione del cielo. Affascinante! La meditazione dura circa mezz’ora, ma il tempo vola. Un breve e piavevole tintinnio ci avverte che il nostro tempo e’ scaduto e altrettanto silenziosamente lasciamo la sala per ripercorrere il corridoio che ci portera’ all’uscita. I ruscelletti di acqua che scorrono in alcuni punti della parete sono la piacevole colonna sonora che accompagna il nostro itinerario. Sono felice , e’ solo il primo giorno e decido con grande determinazione che e’ stato solo l’inizio di quella che diventera’ la mattuttina pratica quotidiana per tutto il periodo in cui soggiornero’ ad Auroville.