Auroville

Dopo essermi ripresa dal faticosissimo viaggio, aver riposato ed essermi rimessa in equilibrio con la vita spirituale un po’ trascurata ultimamente a causa di tutti gli intensi spostamenti, il mio primo grande desiderio è andare alla scoperta del fantastico mondo di Auroville.                                                                                                                                                                                     La Guest house mi fornisce una bicicletta “quasi nuova” e mi sento già perfettamente a mio agio sulle stradine sterrate che mi portano al Visitor Center, il primo posto dove cercare informazioni,  mappe e tutto ciò che riguarda le attività proposte nel villaggio

Il Centro è il punto di riferimento per turisti,  visitatori e cittadini abituali; c’è un gran via vai di gente e mi sento un po’ spaesata. Cerco di capire dove si svolge la vita sociale del posto e prendo ogni sorta di leaf-let, libricini e carte che mi possano aiutare a mettere a fuoco la strana realtà nella quale mi trovo.

Vago nella moderna struttura; il padiglione dedicato alla storia e alla nascita del villaggio mi offre diversi spunti di riflessione, penetro con maggiore  consapevolezza nel mondo dei maestri conosciuti da sempre, ma mai approfonditi così da vicino: Aurobindo e Mere.

Ci sono bellissime boutique “western style” con raffinati capi indiani e ogni sorta di articoli prodotti ad Auroville: vestiti, saponi, candele, incensi, spezie e accessori di moda.

La giornata è calda e soleggiata e finalmente mi rilasso nella “Dreamer Cafeteria” che, scoprirò più tardi, fa in assoluto il caffè più buono del villaggio, oltre ad offrire tisane, succhi, the ayurvedici e una vasta scelta di appettitosi sandwich, brownies, cakes, etc.

Mi accorgo immediatamente dalla qualità dei prodotti che i due caffè offrono, che grande importanza è data ai prodotti organici e naturali. Del resto Auroville nasce come un grande esperimento dove ritrovare il vero contatto con la natura, e la sostenibilità viene ai primi posti tra i valori rispettati dagli abitanti e dai visitatori.

Trovo una grande bacheca dove sono appese le proposte degli operatori delle varie discipline olistiche; mi elettrizzo all’idea di potermi inserire con le mie attività, ma più tardi scoprirò che non è così semplice e che la trafila da seguire è piuttosto lunga.

Il Visitor Center è anche un luogo di incontri ed appuntamenti ed è interessante osservare la variopinta umanità che circola ciondolando incuriosita tra i vari padiglioni. Prima di andare via prendo il mio “token”, il tagliando che mi consentirà l’indomani di visitare il Matri Mandir, la vera attrazione di Auroville.

La bici mi consente di fare un lungo giro e capire un po’ meglio il posto. Le stradine sono polverose, i cartelli pochi e la mappa non chiarissima. 

Dalle informazioni ricevute capisco che ogni padiglione è dedicato alla comunità che vi abita o vi opera: il Barath Nivas è indiano ed è uno dei centri maggiormente frequentati, ma c’è il padiglione africano, quello tibetano, italiano, francese, etc : tutte le nazionalità sono rappresentate ed in ognuno di questi spazi si svolgono attività culturali di ogni tipo.

Il Town Hall, uno dei punti cruciali, ospita il cinema e gli spettacoli di danza e di teatro, oltre a conferenze e incontri tra Aurovilliani. È la sede degli uffici ed il punto dove si svolge la parte burocratica ed amministrativa.

Ad Auroville viene utilizzata una carta di credito che, in teoria, dovrebbe essere l’unico strumento di scambio e di circolazione del denaro; anche questo fa parte della antica scelta etica, ma col passare del tempo la regola non è più così rigorosa e i visitatori possono decidere personalmente se usarla o no.

 

 

 

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