kovalam 2

Kovalam 2

Iniziano i rituali quotidiani: i pescatori tirano in riva le reti dando inizio a quello che è il loro commercio quotidiano. Una quantità enorme di pesci di vario genere e misure viene sparpagliata sulla battigia… l’odore non è dei migliori, per quanto sia assolutamente fresco!

Si crea subito un brulichìo di gente interessata all’acquisto: la sera il freschissimo pesce sarà esposto nei banchi dei ristoranti per la gioia dei turisti golosi che godranno di luculliani pasti a base di “sea food” per un decimo della cifra che sarebbe costata in Europa.

Lentamente la spiaggia si popola dei primi venditori ambulanti con in spalla la loro mercanzia. Gli uomini con i longhi e i parei e le donne con gli immancabili cesti di frutta che recitano come una litania il mantra della vendita: papaya, banana and pineapple vengono ripetuti sino allo sfinimento! Diventeranno il leit motive della vacanza di tutti.

Iniziano ad arrivare le prime frotte di indiani: famigliole numerose e moltissime coppiette innamorate.

Le donne super colorate con i loro meravigliosi sari della festa. Giovani e vecchie indossano i loro vestiti migliori ed esibiscono preziosi gioielli a volte troppo pesanti ed eccessivi, segno della nuova ricchezza del “vecchio” terzo mondo.

La peculiarità delle donne indiane è l’eleganza. Sono tali anche quando eseguono i lavori più umili, come trasportare pesi, spaccare pietre o pulire e lavorare duramente per le strade.

Non altrettanto si può dire dei loro compagni maschi che, con delle rare eccezioni, sono piuttosto sgangherati nei loro longi, lunghi parei che diventano corte gonnelline a seconda del caldo, che loro accorciano o allungano con un agile ed esperto movimento delle mani.

Anche i più eleganti, vestiti con pantaloni e camicia, esibiscono delle smisurate pance o sono talmente magri da sembrare degli spaventapasseri. C’è in loro qualcosa di rude e grossolano in assoluto contrasto con la raffinatezza femminile.

Ma la cosa più strabiliante e divertente della tribù vacanziera è il loro modo di vivere il mare: stanno tutti in piedi, in quella che io ho definito usando la terminologia yogica la” Posizione dell’airone”.

Stanno in riva, nella battigia, per delle ore.  Alcuni si bagnano completamente vestiti e rotolano in mezzo alle potenti onde dell’oceano. La risacca è fortissima e a volte pericolosa.

I bambini nuotano leggeri lasciandosi trasportare dai flutti e gli uomini della sicurezza diventano paonazzi nel tentativo di riportare in riva, con i loro fischietti, i più spericolati che tentano di allontanarsi più del consentito.

Le donne,  pur essendo risaputamente molto timide e riservate, nell’atto del bagnarsi perdono un pò dei loro freni inibitori: i loro sottilissimi veli si incollano al corpo , dando alle più giovani l’effetto sexy del vedo-non vedo che risulta essere ancora più intrigante del nude look.

È un popolo particolare, difficile capire queste sfumature! Mi godo il loro entusiasmo fanciullesco… mi allontano, trovo un posticino isolato e ”spio” a debita distanza le loro performances.

Le scuole di yoga, chiuse durante la stagione dei monsoni, iniziano timidamente a proporre le prime lezioni e la grande “industria” Ayurvedica  fa girare i volantini per pubblicizzare ogni sorta di trattamento.

Tra qualche settimana la folla di appassionati di cure e trattamenti ayurvedici invadrà il territorio e inizierà la stagione produttiva.

Io mi godo questi giorni di relax in attesa di entrare nel vivo delle lezioni che mi assorbiranno completamente : mi sento come in vacanza dalla scuola, in quel pacifico limbo che preclude  un’intensa attività, più entusiasmante ma anche sicuramente piu’ impegnativa.    

 

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