Mercoledi 16 novembre.
Il viaggio in treno è una delle esperienze “must” da fare assolutamente per un viaggiatore durante il soggiorno in India; un modo per entrare rapidamente in contatto con la cultura e le persone ed osservare il mondo brulicante che si muove attorno.
Le ferrovie indiane, nonostante le apparenze, rivelano una organizzazione sorprendente, a patto di prenotare il biglietto per tempo e scegliere una classe superiore. Se non si rispettano questi semplici presupposti, potrebbe altrimenti rivelarsi una scelta impegnativa e faticosa, come nel mio caso durante il viaggio che da Trivandrum doveva portarmi a Villupuram, vicino a Chennai.
La mia nuova destinazione è Auroville e sarà un ulteriore esercizio di pazienza e tolleranza quello che mi consentirà di sopportare le 12 ore di disagi di ogni tipo, nel vagone letto di seconda classe, circondata da un’umanità variegata e chiassosa.
Per me non è certo la prima volta e potendo avrei scelto un mezzo più veloce o una classe più confortevole per percorrere la lunga distanza. Ma neanche a voler pagare il biglietto 10 volte tanto avrei potuto evitare questo supplizio, non avevo alternative: il vero miracolo era stato trovare il posto, quindi… ” no complaints ” (lamentele)!
Il viaggio inizia alle 4 del pomeriggio e mi munisco di tutta la mia pazienza e tolleranza yogica per affrontarlo nel migliore dei modi, aiutata da pc, libro, diario per scrivere, cibo e meditazione.
Lo spartano lettino al primo piano mi dà la possibilità di avere un po’ di privacy ed evitare la curiosità degli indiani e le loro conseguenti domande ( ! ).
C’è caldo e niente aria condizionata… non che la rimpianga: nella stragrande maggioranza dei casi si rischia il surgelamento poco dopo.
Ho il ricordo di tanti viaggi in treno, non solo in India dove, per trovare un po’ di pace – dovrei dire “smettere letteralmente di tremare” – per il troppo freddo, mi mettevo a imbottire tutti i punti di emissione con carta di giornale o qualunque materiale potesse eliminare il getto pernicioso.
I ventilatori a tutta birra non sono comunque meno fastidiosi. Uno di loro, fortissimo, puntato decisamente su di me, fa circolare con maggiore intensità l’aria già caldissima.
Sono felice di essere stanca a sufficienza, nella speranza che questo possa aiutarmi a chiudere occhio durante la notte.
Mi direte: sei poco shanti (alla lettera in hindi: pacifica e tranquilla) e poco yogica, non stai vivendo la realtà così com’è e ti stai lasciando sopraffare dalle circostanze, ma la marea umana e il traffico attorno a me è incessante: la famigliola felice con le bimbe eccitatissime, smette di operare ra cene e giochi chiassosi intorno alle 22,30, ora in cui anche gli omini del chai e del cibo finalmente si ritirano.
Nei vari treni c’è un mercato pazzesco di tutti i vari snack mangerecci i cui nomi vengono urlati a squarciagola in modo ossessivo durante i loro ripetuti passaggi: chai chai chai… samosa samosa… insieme a qualche altro monosillabo per me tuttora incomprensibile. Ad ogni fermata un esercito di mendicanti e venditori sale per poi scendere alla stazione successiva.
Propongono ogni sorta di mercanzia commestibile che riempie l’aria di profumi forti e speziati, appetitosi se si ha fame, ma anche nauseanti in caso contrario, dato il tremolio del treno e gli odori di altro genere a cui si mischiano.(!)
Finalmente dopo un po’ tutto si acquieta… non cessano però i ronzii di chi (beato lui/lei) dorme senza nessun problema e russa in modo sonoro.
Nonostante tutto, dopo un po’ finalmente dormono tutti come dei bambini soddisfatti.
Gli indiani sono semplici in ogni loro manifestazione.
Scendo dal treno alle 4 del mattino, dopo un sonno leggero ed agitato dal pensiero di risvegliarmi a Chennai, parecchi chilometri dopo, vinta da un irrefrenabile e catacombico sonno arrivato in ritardo e per questo ancora più intenso.
Tragica esperienza già vissuta che vorrei non ripetere.
Fortunatamente alla fermata del treno trovo uno dei preziosi facchini che mi aiuta a portare la valigia. Provo una solidarietà mista ad affetto per queste figure storiche e ormai quasi estinte; con la loro uniforme rossa per poche rupie portano carichi pesantissimi. La mia è una piuma per lui.
Sono arrivata, Auroville mi aspetta e, nonostante la stanchezza sono felice di iniziare il mio nuovo percorso in uno dei posti che da sempre era nella mia ” bucket list “. Respiro profondamente la fresca aria del mattino mentre il cielo inizia a colorarsi con le prime luci del mattino.
Sarà un’altra slendida giornata!